@Twitter #festeggia la sua prima decade!
Quest’anno l’uccellino turchese più popolare del Web spegnerà 10 candeline. Il noto social network è intatti stato lanciato nel 2006 da quattro ragazzi: Jack Dorsey, Evan Williams, Christopher Isaac Stone e Noah Glass. Oggi i quattro moschettieri del cinguettio hanno, chi più chi meno, 40 anni. La loro idea, come tutti sappiamo, si è concretizzata nei messaggi veloci al massimo di 140 caratteri. Molti critici considerano brevità e rapidità due caratteristiche negative di Internet in generale, perché ridurrebbero drasticamente il tempo necessario per l’approfondimento di certe tematiche complesse. Vero. Ma la sinteticità non è sempre un difetto. Pensiamo all’essenzialità degli haiku, le piccole poesie giapponesi, di una bellezza effimera come i petali dei fiori o le ali colorate di una farfalla (la poesia vivente della Natura…). Oppure pensiamo alla concisione delle liriche del poeta greco Callimaco: versi e rime di una stringatezza sovente telegrafica e laconica. A molti, credo, dopo un compito in classe non particolarmente riassunto sarà capitato di sentirsi dire da qualche prof: «Tu non hai proprio il dono della sintesi!». D’altronde, ci sarà un motivo se anche Papa Francesco ha aperto il suo account. Certo, non avrà il seguito di idoli pop quali @katyperry o @justinbieber (85 milioni e 77 milioni di followers).
Oggi una grossa fetta della nostra vita si è “virtualizzata”: la comunicazione col grande pubblico segue nuovi canali telematici. Anche la politica si è infatti accorta delle potenzialità di un aggeggio come Twitter, tutt’altro che un giochino con cui passare il tempo libero. Gli #hashtag icastici spesso risultano decisivi per l’esito di una campagna elettorale, o per fiutare gli indici di gradimento di un partito. Infatti, pure un programma televisivo come Gazebo, condotto da Diego “Zoro” Bianchi, presenta una ‘social top ten’, in cui commenta i tweet politici più divertenti della settimana.
Piccolo è bello, insomma, nel nostro villaggio globale aperto al dialogo e alla tolleranza, d’accordo coi principi democratici. Ovviamente c’è un risvolto della medaglia. Senza contare i cosiddetti trolls, ossia i folletti malefici che in Rete seminano “per professione” calunnie e zizzania, spesso la libertà d’opinione si trasforma in una lasciapassare per insulti e fandonie, dove chiunque può dire la sua senza filtri e censura, ma soprattutto senza educazione o decenza civica, come dovrebbe succedere in una democrazia. Cose che nessuno si sognerebbe mai di dire in presenza di un’altra persona in carne e ossa vengono fuori come sputi di pixel che attraversano lo schermo del nostro PC per appiccicarsi sul tazebao 2.0 dell’era elettronica – il murales digitale dei senza pudore. Ad ogni modo, auguri di buon compleanno Twitter!
Fabio Dellavalle