CRISTINA SERAFINI: L’ATTRICE TORINESE ALLA CONQUISTA DI HOLLYWOOD
Cari lettori de Le Interviste di Ivan, rieccoci con una nuova intervista. Questa volta la nostra ospite è un’attrice torinese: Cristina Serafini.
Cristina che abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del nuovo film “Day of the Dead” che la ritrae tra i personaggi, uscito il 5 aprile su Netflix è un’attrice già nota per aver preso parte a numerose fiction e film italiani.
Cristina, una torinese arrivata sul grande schermo: come è iniziata la tua carriera da attrice?
Stavo cercando la mia strada (non ho ancora smesso); ero innamorata di un ragazzo che era molto affascinato dal mondo del cinema. Volevo farmi notare da lui, e ha funzionato!
Come abbiamo detto prima sei di Torino: cosa ami di questa città e del Piemonte?
Di Torino amo l’eleganza, la regalità. Ho vissuto in tante città ed anche all’estero, ma, come dicono, “Home is where the heart is”: il mio cuore, la mia famiglia, la mia casa, è Torino. Amo i viali alberati, il silenzio domenicale, i posti che mi ricordano momenti speciali vissuti con le persone che amo. Sono profondamente legata alla mia famiglia.
Hai preso parte a moltissimi film e fiction, sia sul grande che sul piccolo schermo: Il bene e il male, il peccato e la vergogna, Un passo dal cielo, Don Matteo, Non c’è due senza te e molti altri… Cosa ti porti dentro di queste esperienze?
Ogni volta che sono su un set provo un misto di euforia e terrore. Fosse per me, vorrei girare le mie parti mille volte, non sono mai soddisfatta, ma ovviamente il mondo non ruota intorno alle mie performances e quindi questo non è possibile. Mi porto dentro la soddisfazione di aver superato tutti i relativi provini, questo mi aiuta a credere in me stessa, cosa fondamentale in una carriera in cui il rifiuto è all’ordine del giorno.
Quale consiglio daresti a chi vorrebbe intraprendere la strada del mondo del Cinema?
Credo che il miglior consiglio sia quello di non cercare consigli altrui. Bisogna essere aperti cercando di rispettare la propria natura, onorare la propria unicità, senza giudicare e giudicarsi. Ci sono moltissime strade per raggiungere un obiettivo, ognuno deve trovare la propria. Vedo tantissimi attori alle prime armi che scrivono pipponi interminabili su Facebook lamentandosi di qualsiasi cosa: non è lamentandoti che risolverai i tuoi problemi, tantomeno puntando il dito all’esterno. Cerca piuttosto di valorizzare le tue doti e di essere più furbo degli altri e trovare una strada laddove gli altri vedono solo ostacoli. Io per esempio sono partita da sola a cercare fortuna in America, quando tutti mi dicevano che lavorare in America era impossibile.
Cosa ami fare nel tempo libero?
Non sono molto brava a rilassarmi: cerco sempre una nuova sfida, un nuovo obiettivo, e spesso dimentico che la vita è qui ed ora. Dopo essermi diplomata al Teatro Stabile di Torino, diversi anni fa, mi sono iscritta all’Università. Ho portato avanti gli studi senza frequentare, mentre cercavo di costruirmi una carriera come attrice; nel tempo libero, senza fretta, studiavo per l’ennesimo esame…ora ho concluso anche questo capitolo. Mi piacerebbe iscrivermi di nuovo all’università per iniziare un terzo ciclo di studi, sono molto attratta dalle professioni legali. Ma sarei altrettanto felice di interpretare un avvocato in una serie americana!
Ti vedremo prossimamente sul grande o sul piccolo schermo? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
E’ uscito in Italia su Netflix, Acts of Vengeance, un action-movie americano in cui interpreto la moglie di Banderas, uscito nei cinema di tutto il mondo un paio di mesi fa e che uscirà in home video a giugno, distribuita da Koch Media col titolo “Vendetta Fianale”. Il 5 aprile è uscito in Italia, sempre su Netflix un altro film americano, Day of the Dead Bloodline, in cui recito nel ruolo di Elle.
Il tuo sogno nel cassetto?
Vivere per sempre.
Un saluto agli amici di Vida Network ed ai lettori della rubrica “Le interviste di Ivan”
Ciao ragazzi, siate felici, ricordate che la vita è fragile e preziosa! Cristina
Ivan Quattrocchio
Foto di Paolo Ranzani